Le fonti di ispirazione di Tolkien

di Marco Messina

(Versione 1; 5/03/2004)
Premessa:
Lo scopo che mi ero inizialmente preposto era quello di accennare una breve risposta ad alcuni quesiti da inserire nelle mie Tolkien FAQ. Il tutto senza alcuna pretesa scientifica, data la vastità e la complessità degli argomenti coinvolti. Nonostante le intenzioni, data la relativa lunghezza finale raggiunta, ho preferito isolare questo saggio dalle FAQ in modo da mantenere queste ultime più agili e di più semplice consultazione.


Data la ricchezza e la profondità di temi e rimandi nelle opere di Tolkien, nonché il successo da esse riscontrato, sono molti i critici, gli autori e gli studiosi che ne hanno proposto e propongono interpretazioni e letture particolari. L'appassionato può naturalmente essere disorientato dal confronto di teorie spesso discordanti, quindi può essere lecito da parte sua il chiedersi quali furono le fonti di ispirazione di Tolkien.

Naturalmente, per rispondere ad una domanda come questa, occorrerebbe molto più spazio, mentre qui si vogliono solo fornire alcuni cenni.[1]
Una sorta di brevissima introduzione alle fonti cui Tolkien si ispirò potrebbe essere la seguente.

Gli studiosi più competenti e autorevoli (T. Shippey, H. Carpenter) concordano che, sulla base dell'opera edita di Tolkien, della sua corrispondenza e della sua esperienza di vita emerga chiaramente che:

· Tolkien si ispirò a prosa e poesia norrena, islandese ed anglo-sassone di vario genere (epica, storica, apologetica); poemi dell'antico e medio evo inglese cristianizzato; poesia arturiana non graelica; fiabe popolari; indovinelli popolari inglesi; indovinelli medievali inglesi; filastrocche popolari inglesi; curiosità filologiche (di toponomastica ed onomastica inglese);

· l'ispirazione servì alla creazione di un legendarium ambientato in un mondo monoteistico in cui si ha una teologia naturale rivelata che esclude l'adorazione di dio e non prevede l'esistenza di culti e riti;

· Tolkien era un cattolico devoto;

· Tolkien aborriva le sette, la magia e l'esoterismo;

· non sono registrate esperienze di tipo mistico, sciamanico, iniziatico, tradizionale, massonico.

In merito all'assenza di comunicazione con "canali" sovrasensibili, oltre a quanto detto prima, può essere citato il passo dell'intervista concessa da Tolkien alla BBC nel 1971, (G è l'intervistatore, T è Tolkien):


G: Così i suoi personaggi e la sua storia presero effettivamente il controllo.
(...)
G: Ho detto prendere il controllo, non intendevo dire che lei fosse completamente sotto il loro incantesimo o qualcosa del genere...
T: Oh no no. Io non gironzolo assolutamente mentre sogno, non si tratta in alcun modo di una ossessione. (...)


Tali affermazioni implicherebbero l'altrove riscontrabile assenza di quel genere di fonti di ispirazione "aliene", "inconsce", "segrete". Tolkien a quanto pare, scriveva sì sotto "ispirazione" ma, come lui stesso chiaramente intende, non certo sotto "possessione" o attingendo a realtà soprasensibili. In poche parole non era affatto diverso da un qualsiasi ordinario scrittore.

L'unica stranezza da questo punto di vista è il sogno che ispirò la storia di Numenor (lui stesso lo definì un complesso di Atlantide): una Grande Onda che si abbatte sulla terraferma ricoprendo alberi e campi.


[1] Nonchè molte più conoscenze di quante io effettivamente abbia o possa millantare di avere.

 Copyright © 5/03/2004 Marco Messina.
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